Paolo Micai, grande maestro di cinema e videomaker di Mediaset, noto a Genova e in tutta la regione Liguria. Sessantanni compiuti a dicembre, era stato ricoverato una settimana fa all’ospedale San Martino di Genova.

Quel 24 Marzo

E’ inevitabile in questi giorni lasciarsi andare a riflessioni interiori. Siamo nei giorni cruciali della pandemia e la quarantena forzata costringe le persone a mettersi davanti allo specchio, a pensare ai propri cari, alle cose che ieri si davano per scontate e che oggi non lo sono più. E’ lecito allora lasciarsi andare a strani pensieri. C’è una voce che prima di andare dormire riecheggia nella mia testa da giorni, una voce che dice “Preparati, perchè domani potresti avere brutte notizie”.

“Gabri è mancato Paolo Micai, si era preso il Coronavirus”.

Questo il messaggio di un collega che mi ha letteralmente trafitto il cuore la mattina del 24 Marzo. Paolo Micai, 60 anni, un professionista che definire videomaker è semplicemente riduttivo: regista, operatore video a 360°, dop, documentarista, giornalista, operatore drone, montatore, docente, collaboratore storico Mediaset. Innamorato del suo lavoro, felicemente sposato e padre di famiglia.

paolo micai

Paolo Micai, il maestro

Ci siamo conosciuti al videoporto di Cornigliano esattamente 3 anni fa. A quei tempi lavoricchiavo già come videomaker ma non ero ancora libero professionista, avevo grossi dubbi se trasformare questa mia passione in professione e così, dopo una specializzazione in post produzione, decisi di iscrivermi ad un corso a numero chiuso incentrato sulla direzione della fotografia, organizzato dall’Istituto Grafico Fassicomo. Fu una scelta determinante non solo perchè cominciai a sporcarmi le mani su set veri, ma anche perchè conobbi alcune tra le figure professionali più importanti della mia città. Tra le più significative, per me, c’era proprio quella di Paolo Micai.

La nostra classe era formata da 11 allievi e durante i primi 2 mesi facevamo molta fatica a legare, a stento ci intrattenevamo dopo le lezioni, anche solo per conoscerci meglio. Da Gennaio 2017 cominciarono le sue lezioni e come per magia scattò la scintilla. Dopo il suo modulo eravamo diventati un gruppo meraviglioso ed entusiasta di lavorare insieme, ci riunivamo nelle sale di posa o nei bar a discutere di idee, di videoclip, di cortometraggi che avremmo poi realizzato. Avevamo scoperto di avere tante cose in comune e che ci piaceva stare assieme; sono certo che senza di lui tutto questo non sarebbe stato possibile.

Non si finisce mai di imparare

Questa la frase che ci ripeteva sempre. Aveva una dote che in pochissimi di questo settore hanno, ovvero l’umiltà. Un pregio rarissimo in questo ambiente saturo di pavoni incapaci. Dal primo giorno si è messo al nostro livello, voleva sapere da dove nasceva questa passione per il video e la fotografia, voleva conoscere il modello delle nostre fotocamere da newbie e vedere i nostri lavori amatoriali per discuterne assieme, senza farci sentire completi incapaci.

E non lo faceva per arruffianare i suoi allievi ma perchè lui quando ha iniziato era esattamente come noi, cresciuto da solo come “ragazzo di bottega” in una delle prime televisioni private d’Italia, autodidatta, lui con la sua passione. Quel mantra era la sua religione, era davvero convinto che potesse imparare qualcosa da noi dilettanti allo sbaraglio.

Sopra ogni cosa era felice di donare tutta la sua vastissima conoscenza ed esperienza a ciascuno di noi. Ho imparato diverse nozioni tecniche nel suo modulo di Direzione della fotografia, sigle come ND, CTO e CTB non erano più lettere ma strumenti fisici per dominare la luce, ho messo le mani per la prima volta su una C200 ed ho misurato la quantità di luce su un soggetto con un esposimetro professionale. L’insegnamento più importante che ho imparato da lui è che laddove non può arrivare il budget può e deve intervenire l’ingegno.

Un grande professionista

Paolo Micai si è sempre affidato ad attrezzatura professionale di alto livello, tuttavia andava molto fiero delle sue invenzioni e dei suoi accrocchi, come il Teleprompter fai da te con 2 specchietti e un tablet, oppure un motorino bifase da applicare ad uno slider o ancora una lampada dell’Ikea trasformata in una luce cinematografica. Una fresnel posizionata bene, la scelta di un obiettivo piuttosto che un altro o un’inquadratura studiata ad arte erano valutazioni che alla fine facevano davvero la differenza tra un prodotto mediocre e un prodotto di qualità. Quando azzeccavamo la combinazione giusta ci diceva con tono divertito e soddisfatto: “Ed è subito cinema!” e questa espressione diventò un po’ il refrain delle nostre lezioni.

L’aiuto che stavo cercando

A fine corso mi successe una cosa bellissima: un’agenzia creativa a cui avevo mandato il mio portfolio mi ricontattò proponendomi una collaborazione. C’era da fare tuttavia una scelta obbligata: aprire Partita Iva e lanciarmi nella giungla della libera professione fatta di tasse, contributi, ferie non pagate e tutele inesistenti. Tra i suoi mille impegni riuscì a trovare un pomeriggio per ascoltare le mie preoccupazioni e invogliarmi a fare la scelta giusta.

“Caro Gabriele, io ho cominciato a fare questo lavoro a Telegenova quando avevo 17 anni, tu ne hai quasi 27 quindi direi che sei in ritardo di almeno 10 anni. Cosa stai aspettando?”

Inutile dire che adesso con quell’agenzia collaboro ormai da quasi 3 anni e non mi sono mai pentito di quella scelta.

Paolo ha sempre lavorato a ritmi forsennati ma è riuscito a coinvolgermi in diversi lavori anche dopo il corso. Servizi Mediaset, Troupe ENG, eventi, riprese ai Palazzi Rolli e quello che riteneva il suo fiore all’occhiello, il videoclip di “If I think home“, la versione genovese di Ma se ghe pensu della cantautrice torinese Francess a cui era molto legato artisticamente.

Così come era legato da buon genovese alla sua amata città di cui ha sempre raccontato la sua bellezza e le sue disgrazie (G8, alluvioni e Ponte Morandi su tutti) con uno stile inconfondibile e con i suoi amati timelapse da cui spero di aver rubato qualcosa. #AvantiGenova, l’ultimo suo progetto ambizioso sulla demolizione e ricostruzione del ponte, è in ottime mani e sarà una testimonianza unica per le generazioni che verranno.

https://www.youtube.com/watch?v=S73LjyIKmUw

Ti auguro un buon viaggio

Caro Paolo, non voglio pensare cosa possa essere stato orribile morire così, lontano da tua mamma, tua moglie e tua figlia. Non possiamo nemmeno salutarti. Questa pandemia ci sta privando anche di un aspetto antropologicamente costitutivo della nostra civiltà, che è il culto dei morti. Non si finisce mai di imparare, come dicevi sempre tu, e quindi impareremo pur qualcosa da questa brutta pagina di storia. Del resto su questo cazzo di virus sei riuscito anche a scherzarci sopra. Sei sempre stato un Maestro di generosità, prima ancora che di cinematografia. I tuoi allievi stanno piangendo la tua scomparsa e sapranno commemorarti nel modo che meriti. L’unica cosa che possiamo dirti è grazie di esserci stato, sempre.

paolo micai

Ed è subito cinema.